Questo blog ha come suo primo obiettivo quello di far emergere realtà interessanti del nostro territorio. Ne abbiamo raccontate diverse che trovate raccolte qui.
Oggi non ci discostiamo poi tanto dal mondo dell’arte di Scuoladimusica.org. Principalmente per due motivi: la musica ed il tatuaggio sono appunto forme d’arte, e spesso s’incrociano. Il secondo motivo è perchè uno dei due amici che abbiamo incontrato è un musicista molto conosciuto nelle nostre parti.
L’anno Che Sarà: Ciao ragazzi! Presentiamoci! Max Casoli, cantante e leader del gruppo Canebianco e Manuel Degli Innocenti, talentuoso tatuatore locale che sta attirando su di sè molta attenzione dai cultori del tattoo.
Partiamo dalle origini del progetto “Harasun Tattooyou”.
Quando vi siete conosciuti e come avete capito che potevate collaborare per un creare un centro tattoo?
Max: Harasun è un nato come centro abbronzatura nel marzo del 2010 ma che prevedeva sin d’allora un laboratorio per tatuaggi. La prima collaborazione fu con Salvatore Di Sarno, un giovane tatuatore di Senigallia che veniva in studio solo un giorno a settimana. Capii sin da subito che non era sufficiente per il progetto che avevo in mente, ed iniziai a collaborare con Gabriella Simoncelli di Calcinelli che garantiva una maggior presenza. Nell’inverno del 2011 grazie ad Andrea di “Indigena Tattoo” riuscii a mettermi in contatto con Manuel che al tempo viveva in Brasile dove curava la sua passione di tatuatore!
Manuel: Ero effettivamente in Brasile durante uno dei miei tanti viaggi in giro per il mondo, stavo lavorando in uno studio di Salvador de Bahia! Purtroppo in quel tempo era in corso uno sciopero delle forze dell’ordine ed a causa di razzie nei supermercati, rapine ecc ecc. le strade erano percorse solo da esercito e delinquenti. Quando Max mi contattò dall’Italia illustrandomi il progetto decisi di rientrare subito nonostante lo storico nevone che ci fu a Pesaro a febbraio di 2 anni fa. Iniziammo a collaborare e ci siamo subito trovati sulla stessa lunghezza d’onda!
La passione per l’arte in genere e il buon connubio con la passione per il rock, inteso non solo come musica ma come stile di vita, mi hanno fatto capire che ero nel posto giusto e al momento giusto!
L’anno Che Sarà: anche i profani dell’arte del tatuaggio riescono a cogliere uno stile ben preciso nel tuo modo di esprimerti.
E’ uno stile particolare? Quando hai capito che il genere “realistico” era quello che volevi portare avanti con maggior dedizione? Questione di gusti? Di tecnica? Di mercato o cosa?
Manuel: il mio stile preferito è il black and gray…realistico! Sono tatuaggi che solitamente realizzo partendo dalla fonte, ovvero dal progetto iniziale su carta.
Non amo la situazione in cui il cliente si presenta con un disegno già fatto. Lo devo elaborare e sentire mio per poterlo realizzare al meglio. Devo confessare che i volti femminili sono il tema che mi appassiona maggiormente…
Quando mi trovo con clienti che mi chiedono un lavoro tradizionale, metto tutto me stesso mantenendo il massimo dell’impegno. Sono un professionista e come tutti i professionisti, anche se ho il mio prodotto preferito devo saper trattare tutto o quasi tutto nel mondo del tatuaggio.
La mia non è affatto una strategia di mercato anche perché realizzare questo genere di tatuaggi necessita di maggior tempo, a volte possono servire più sedute, mentre per tatuaggi “commerciali” in poco tempo si guadagna molto di più!
Certo è che la mia visione delle cose mi porta a dire che la nobile arte del tattoo non merita di avere strategie di marketing.
L’anno Che Sarà: conoscendoti posso dire che il tatuaggio per te non rappresenta una moda. Cosa significa allora per te un tatuaggio?
Max: è bene ricordare che il tatuaggio appartiene a culture lontane ed in un certo senso arriva in occidente prima negli ambienti malavitosi poi successivamente come moda all’inizio del 1900; come spesso accade la moda snatura il vero significato originale.
In altre culture ci si tatuava per un passaggio di responsabilità, come ad esempio alcune polinesiane o del centro America, dove ci si “marchiava” come segno del momento di passaggio tra l’essere fanciullo ed il diventare uomo, quindi guerriero.
In occidente dove il passaggio veniva e viene ancora segnato da cerimonie religiose poco incisive (nel vero senso della parola) il tatuaggio viene considerato ornamento.
Per me comunque è considerato un modo per fermare il tempo o per marchiare sulla pelle la direzione dello spirito. infatti i miei tatuaggi hanno tutti riferimenti nativi americani e alcuni me li sono fatti durante i concerti per memorizzare l’attimo e il periodo storico di riferimento.
L’anno Che Sarà: concludiamo la nostra chiacchierata con una domanda a Manuel. Ti sei mai misurato in concorsi od eventi pubblici?
Manuel: dopo la prima esperienza di Pescara del 2013, quest’estate ho deciso di partecipare alla convention di Senigallia al Mamamia. Questi eventi danno modo all’artista di farsi conoscere, ma soprattutto di incontrare altri colleghi, di vedere come essi lavorano e di fare rete, quindi socializzare! Nonostante fosse un evento importante, non ho preparato pezzi da proporre, cosi come faccio sempre per il semplice motivo che non vado per monetizzare.
La stragrande maggioranza di tatuatori professionisti, in questi contesti punta a fare molti tatuaggi, quindi veloci da realizzare. Questo consente loro di avere un consistente guadagno.
Il mio approccio è invece l’opposto. Con me vengono uno o massimo due clienti, e puntiamo ad avere il massimo della qualità e cura dei dettagli facendo un tatuaggio importante, sia in termini di dimensioni che di qualità.
A Senigallia ho portato un cliente che si sta facendo un braccio intero in stile black and grey, realistico. Il tema è molto attuale, la guerra. Lui ha lasciato libero sfogo alla mia fantasia e ho deciso così la ‘’trama’’ dell’opera.
Nella parte alta del braccio c’è una donna degli anni 30 con un foulard in mano.
Sguardo nel vuoto. Aspetta il suo uomo che non tornerà mai dalla guerra, mentre sullo sfondo caccia bombardieri in volo, in fila, sganciano ordigni sui campi di combattimento.
Nella parte bassa un soldato moderno, tutto bardato, in primo piano davanti un carro armato.
Lui è il figlio della donna sopra.
Prenderà le orme del padre che non ha mai potuto conoscere!
Sullo sfondo invece l’emblema della sofferenza, il viso di un bambino in lacrime.
Con questo pezzo sono stato premiato al terzo posto per il più bel tatuaggio grande realizzato in convention.
L’anno Che Sarà: Vallefoglia vanta anche un centro tatuaggi. Ora non avete scuse! 😉